Contro la democrazia illiberale by Alessandro Mulieri

autore:Alessandro Mulieri [Mulieri, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Donzelli Editore

3. Democrazia e liberalismo: un incontro fortuito?

Che cosa succede a questa democrazia illiberale, ma intrinsecamente vicina a un ideale di eguaglianza sostanziale che guarda agli ultimi e ai reietti, nel momento in cui nasce la democrazia moderna che invece con il liberalismo ha tutto a che fare? La riabilitazione della parola «democrazia» è piuttosto tardiva perché si osserva già occasionalmente a partire dagli anni novanta del Settecento in America, dove, malgrado la condanna di Madison delle democrazie, alcuni esponenti politici della nuova repubblica americana cominciano a utilizzare l’idea di democrazia come sinonimo di repubblica36, mentre in Francia la riabilitazione definitiva risale agli anni della Rivoluzione francese e si consolida negli anni trenta dell’Ottocento allorché Tocqueville utilizza il termine positivamente37. Tuttavia, già precedentemente, come abbiamo visto nel caso dei Federalist Papers o di Rousseau, i tentativi di espungere qualsiasi simpatia nei confronti di ideali materiali di eguaglianza dalla graduale riabilitazione del governo popolare che inizia dal Seicento in Inghilterra si moltiplicano, continuando a essere rilevanti anche dopo che la parola stessa «democrazia» torna centrale nel dibattito pubblico38. C’è stato un momento in cui, alla grossa novità (e per molti al grosso pericolo) che il liberalismo rappresentava in una vecchia Europa contaminata ancora dai residui dell’ancien régime, si è unita la riabilitazione di un’idea per secoli considerata scandalosa nella politica, e cioè appunto quella di democrazia. Probabilmente, il radicalismo che il liberalismo rappresentava al suo emergere come ideologia politica forte agli inizi del XIX secolo richiedeva un’analoga scelta radicale in termini di regimi politici. Così, Paine in Francia sostiene che ci sia una naturale compatibilità tra la democrazia e il liberalismo proprio perché entrambi mirano a coltivare la libertà e la giustizia delle società civili moderne39. Nessun autore, a parte forse Condorcet nel contesto francese, ci restituisce più fedelmente il profondo cambiamento di percezione del termine «democrazia», nel momento in cui questo ha cominciato a essere utilizzato per riferirsi a un regime rappresentativo che inquadra l’esercizio della sovranità popolare all’interno di una difesa sistematica dei diritti individuali40. E non è forse un caso che questo nuovo utilizzo cominci a diventare moneta corrente, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, soprattutto negli Stati Uniti, un paese che ancora oggi ama dipingersi quasi come una repubblica eletta nata ex nihilo e in un contesto di completa rottura con tutto ciò che la storia politica europea aveva rappresentato per secoli. Così come, forse, stupisce poco che a raccontarci la profonda sorpresa per una trasformazione così radicale di un regime illiberale che, per tanti secoli, era stato associato a instabilità e anarchia, sia un viaggiatore europeo che, formatosi in una solida cultura classica, decide di attraversare l’America per essere testimone diretto di quello che sta succedendo dall’altra parte dell’Atlantico. Nella sua prefazione alla Democrazia in America, testo che data agli anni trenta dell’Ottocento, Tocqueville racconta, quasi con toni profetici ma anche dalla prospettiva di chi era figlio di un altro mondo sia geografico che culturale, l’avanzare di una forma di governo che però egli considera anche un nuovo ordine sociale e che è ormai a suo dire inevitabile e inarrestabile: la democrazia.

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